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Turing & Google

 

100 anni fa nasceva Turing, padre dell’informatica moderna e studiato da tutti gli informatici e matematici. Per onorare l’anniversario google gli dedica il suo logo. Non c’è che dire bello, ma di prima mattina, di sabato, prima del caffè non me l’aspettavo. Google dovrebbe inserire una alert, vuoi una pagina semplice semplice (da domenica mattina appena svegliato) oppure sei pronto per un bel giochetto??

 

Pagine Facebook: nuovi ruoli amministratore e post programmati

 

Alcune novità per quanto riguarda le pagine Facebook.

 

In primis la presenza di 7 profili per i gestori delle proprie pagin, tutti sappiamo l’importanza di distinguere ruoli e responsabilità soprattutto per le pagine “professionali”. Pensiamo solo al ruolo di moderatore o all’analista dei dati Insights. Di seguito la tabella che evidenzia ruoli e funzionalità direttamente dalla pagine del Centro Assistenza Facebook.

 

Altra funzionalità, molto poco pubblicizzata, è la potenzialità di programmare l’inserimento di post schedulati.

Volete dare la buona notte o il Buongiorno ai vostri Fan ma non potete svegliarvi presto? nessun problema…

Basta cliccare sull’icona a forma di orologio e si può scegliere anno/mese/giorno/ora per l’inserimento del post (un po’ come funzionano tutte le piattaforme di blog)

 

per maggiori dettagli vi rimando al centro assistenza

secondo me, questa funzionalità toglie un di quel fascino del social media…. ci aspettiamo sempre che dall’altra parte ci sia qualcuno in grado di interagire con noi nel momento in cui si inserisce un post…. ma è sicuramente una funzionalità molto utile.

Il mio personale consiglio è quella di non abusarla (personalmente non l’ho mai usata). voi che ne pensate?

 

ciao

Roberto

Le caratteristiche della comunicazione di massa

comunicazione di massa

comunicazione di massa

Per descrivere in maniera appropriata il concetto di comunicazione di massa conviene fare una panoramica sul suo concetto e soprattutto sulla sua evoluzione.

Secondo Gustalle Le Bon nel suo “psicologia delle folle” (1895) nella massa l’individuo perde la sua natura individuale ed entra a far parte di una collettività. Le sue azioni non sono più comandate dalla propria volontà ma bensì da un “anima collettiva”.

Le persone nella collettività, spinte da questa anima, agiscono in un modo completamente diverso rispetto ad uno scenario isolato ed individuale.

Entra in gioco quindi l’aspetto della massa come entità passiva. Tale caratteristica viene meglio analizzata e sviluppata da Sigmund Freud, secondo il quale la massa ha due caratteristiche principali: istinti primordiali(esempio la violenza) e la necessità di essere dominata. Emerge quindi il concetto di “capo”. Si aprono quindi studi di rapporti tra capo autoritario e carismatico verso una massa “passiva” e desiderosa di essere dominata. In questo scenario possiamo parlare di propaganda politica e dei suoi messaggi. Dopo Freud, Max Webber introduce il ruolo dello stato sostituendolo al singolo capo carismatico. Quindi la massa è soggetta ad una dominazione, riconoscendo un’entità più importante: l’“autorità”. Quest’ultima può essere: autorità del costume, di tipo dominazione di un capo carismatico e di dominazione per la legalità.

Successivamente, Karl Marx introduce un nuovo concetto nelle masse, la coscienza delle masse.  Sotto lo stimolo di aggregazioni di persone (parliamo di proletariato) per beni ed obiettivi comuni, comincia a venir meno l’idea di una massa “passiva” ed emerge invece una coscienza e conoscenza di massa capace di attivarsi ed emanciparsi (massa “attiva”). Le masse con la loro mobilitazione si trasformano quindi in una forza politica.

Per introdurre il concetto di cultura di massa possiamo citare Hitler che descrive la massa non come un insieme di persone razionali ma bensì come dei bambini dubbiosi. Le masse sono un aggregato di persone diverse e di conseguenza con livelli culturali diversi, ma il fatto di partecipare alla massa e quindi ad una collettività, e non ad una individualità, fa unificare le culture. Non esiste più differenza tra la “cultura alta” e la “cultura bassa”. Le fasce di cultura diverse non rimangono separate, si uniscono e concorrono a creare un medesimo livello culturale omogeneo. Gli individui facenti parte della massa, e quindi “omologati” a livello culturale unico, accettano di eseguire comportamenti suggeriti dall’esterno. Se da una parte abbiamo visto le caratteristiche della massa di “unificare” la cultura, vi è anche un aspetto altrettanto importante, cioè l’aspetto dell’integrazione. Edgar definisce la massa come un serbatoio infinito di miti (amore, felicità, etc). Nelle masse questi concetti (i miti) nascono e vengono consumati.

 

leggi anche:

Teorie dei Media (comunicazioni di massa)

massa

 

Lo studio dei media ha avuto nel corso del secolo scorso un’evoluzione molto importante raffinando ed ampliando sempre più i domini/materie di pertinenza. Si è partiti da uno studio caratterizzato dal modello Stimolo/Risposta (“teoria ipodermica”: basata su un modello “tecnico-matematico” e sugli studi di Shannon) nel quale ogni individuo della massa risponde nello stesso modo al singolo messaggio del media. Questa teoria pone l’attenzione sul messaggio, che inalterato nel contenuto e nel significato, arriva al singolo componente della massa (come un ago ipodermico). Gli individui risultano essere degli elementi isolati dal contesto e “privi” di una loro “interpretazione/decodifica” del messaggio soggettiva.  Tale modello è stato fortemente usato nei primi decenni del secolo scorso soprattutto per gli aspetti di propaganda. In questa fase si associa ai media un potere molto forte (media onnipotenti). Presto però, empiricamente ci si è accorti dei limiti del modello e si è reso necessario introdurre degli aspetti sociologici  e psicologici della massa a tal punto da spostare l’attenzione dal messaggio agli effetti. In questa fase il “potere” dei media viene ridimensionato.

 

Negli studi moderni i media riacquisiscono potere (media potenti) basandosi su due aspetti principali: gli effetti a lungo periodo (fin’ora trascurati dalle teorie precedenti) e la consapevolezza di vivere in un contesto in cui le esperienze sono sempre più mediate.

Le teorie moderne si dividono principalmente in tre assi: studi sull’audience, studi sugli emittenti e studi sui new media. In particolare, all’interno dello Studio dell’audience si evidenziano i seguenti modelli:  agenda setting, aspirale del silenzio e teoria della coltivazione.

 

L’Agenda Setting si basa sul concetto che l’individuo tende ad organizzare la propria agenda (intrapersonale e interpersonale) in base all’agenda dei media. I temi ritenuti rilevanti dagli emittenti lo saranno anche per l’audience. La teoria non afferma che l’individuo concordi con il singolo contenuto trasmesso dal media, ma che quel contenuto è di interesse e sul quale è giusto farsi un’opinione e porre attenzione.  È fondamentale quindi capire come i media scelgono i contenuti da inserire nella loro agenda. Esiste una vera e propria selezione delle tematiche da trasformare in contenuti/informazioni. In questa “scelta” possono entrare in gioco diversi aspetti, da quelli puramente “produttivi” al rapporto con entità “esterne” (quali fonti, politica, etc). Il potere di influenzare più o meno la propria agenda dipende dalla tipologia di media. La stampa ha sicuramente una rilevanza maggiore rispetto alla TV o altri media. Riassumendo la teoria si basa essenzialmente su due punti chiavi:

–          Il potere che i media hanno di organizzare la propria agenda

–          L’influenza degli individui ad inserire nella propria agenda i temi presenti nell’agenda dei media

 

La teoria della “spirale del silenzio” spiega come una posizione minoritaria possa diventare maggioritaria se opportunamente investita dall’attenzione dei media. Si basa sul comportamento umano che tende a conformarsi con le opinioni veicolate dai media o comunque ritenute maggioritarie. Tale processo è giustificato dalla paura umana dell’isolamento abbattendo così il potere selettivo di ognuno di noi; le persone esprimono le loro opinione se le percepiscono condivise dal proprio gruppo sociale. Si ha la paura che avere una opinione difforme rispetto alla propria “sfera sociale” porti ad un progressivo isolamento. Questo giustifica come alcune opinioni si diffondano più velocemente di altre e come i media abbiamo la potenzialità di creare un’opinione pubblica presentando una teoria come dominante. I limiti di questa teoria coincidono proprio con i suoi presupposti, non è sempre vero e non è dimostrato che i media eliminano il concetto selettivo del singolo e che il singolo abbia paura dell’isolamento. Tipicamente gli studi di questa teoria si focalizzano sulla televisione come media.

L’ultima teoria sopracitata è la “teoria della coltivazione” nella quale si riconosce alla TV (media a maggior impatto) un ruolo di storytelling e quindi di costruzione di una realtà mediata. L’individuo che consuma molte ore avrà una visione distorta, e quindi uno sfasamento,  della realtà rispetto all’immagine della realtà stessa percepita dalla televisione. Tale teoria ha comunque dei limiti. Nata negli USA non sembra essere facilmente esportabile in altri contesti, in più la teoria non focalizza il potere selettivo di ogni individuo ma piuttosto esegue un’analisi quantitativa.

Altri aspetti da considerare sono gli “scarti di conoscenza” e la “teoria della dipendenza”. Il primo si basa sugli studi delle conoscenze e analizza come i media accrescano lo scarto esistente di conoscenza nella distribuzione sociale.  I media permettono un maggior flusso di informazioni ed i segmenti socioeconomici più elevati tenderanno ad acquisire tali entità in maniera più veloce che i segmenti con un livello socioeconomico più basso. I nuovi media e le nuove tecnologie (vedi internet e quindi digital divide)  aumenteranno inevitabilmente questo gap.

La “teoria della dipendenza”  concepisce la società come un ecosistema ed il sistema dei media è parte integrante del sistema sociale. Il “sistema media” mette a disposizione le risorse informative e tutti gli altri sistemi (singolo individuo, gruppi, etc) vi accedono. Esistono quindi continue iterazioni tra le componenti. Le forme di dipendenza si dividono in tre tipologie: cognitiva (la ricerca della comprensione), di orientamento (interazione) e di svago.

 

Leggi anche gli articoli:

Sociologia dei media digitali, di Davide Bennato

libro_davide_bennato

 

è uscito il nuovo libro del prof. Davide Bennato (insegna Sociologia dei media digitali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania e autore del blog tecnoetica): Sociologia del media digitali (editori Laterza).

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Tutti i quotidiano online del mondo

 

Quale quotidiano online del mondo vuoi leggere?

 

Una mappa molto utile per scegliere il quotidiano da leggere online in tutto il mondo.

newspapermap.com

 

buona lettura….

 

leggi anche l’articolo http://www.tecnologiaecomunicazione.it/www/index.php/miniguida/web-software/65-tutte-le-notizia-in-una-mappa

Boris, che fuoriserie

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Boris – “la fuori serie italiana”

 

boris la serie italiana

Boris è una serie televisiva prodotta dal 2007 al 2010 diffusa inizialmente attraverso la televisione satellitare tematica e solo dal 2009 è stata trasmessa in chiaro sul canale “cielo” (ancora senza una copertura nazionale). Nonostante questa apparente limitazione ha riscosso un gran successo (nel 2011 è uscita l’edizione per il grande schermo “Boris- il Film”) ed una diffusione tale da far entrare alcuni tormentoni linguistici nel linguaggio giovanile. Il modo migliore per entrare subito nel nocciolo del successo è analizzare il sottotitolo “la fuoriserie italiana”. Perché questo titolo? Analizziamo il contesto in cui si inserisce. Gli anni 2007-2010, sono gli anni in cui l’offerta di fiction televisiva è fortemente influenzata da prodotti americani (Lost, CSI, Doctor House) e le tipiche serie televisive italiane (distretto di Polizia, Don Matteo, etc). Boris non è una serie poliziesca, né del genere hospital, nè una pura sit-com, prendo un po’ di tutto mescolando gli ingredienti con armonia, intelligenza e soprattutto molta autoironia. Ne esce un prodotto completo ed appunto “fuoriserie”.

Boris rappresenta una voce fuori coro, prende in giro se stessa ed il mondo della fiction italiana rappresentando un mondo che sposa perfettamente due aspettative del pubblico: la conferma di alcuni luoghi comuni (raccomandazioni, droga, etc) e la sensazione di appagamento per la curiosità intrinseca nel nostro tessuto sociale di conoscere il mondo della televisione. Ma, diversamente da quello che potrebbe sembrare, non racconta un mondo lontano dal pubblico, anzi, attraverso temi come il precariato, la difficoltà di fare un lavoro di qualità, e soprattutto attraverso la caratterizzazione forte dei suoi personaggi, lo spettatore è in grado di immedesimarsi in un mondo altrimenti a lui molto lontano. Riesce quindi ad essere, nello stesso tempo, rappresentazione sociale dell’attuale tessuto italiano e strumento di proiezione dello spettatore nel mondo della fiction. Riesce a conquistare il pubblico inserendo lo spettatore (tipicamente un pubblico giovane) in un crocevia di temi, citazioni, messaggi e linguaggi giovanili. Attraverso l’autoironia, cavalca l’opinione pubblica sul fatto che il prodotto di serie italiana televisiva è un prodotto di bassa qualità, in un contesto di una produzione televisiva italiana piena di raccomandati e con poca concorrenza.

La serie (una tipica serie serializzata) è capace di conquistare lo spettatore sia nel singolo episodio che in tutta la serie, la storia intra-episodio si intreccia con quella inter-episodio. Entriamo brevemente nella trama.

La serie ha come filone principale la lavorazione di una soap opera in un set televisivo. Lo spettatore viene quindi coinvolto in un “dietro le quinte” in cui conosce  diversi personaggi: gli attori, il regista, gli elettricisti, gli stagisti, la segretaria di produzione, etc… Ogni singolo personaggio ha una caratterizzazione molto forte e riconoscibile per tutta la serie, nascono così dei ruoli capaci di creare empatia con lo spettatore. Esiste lo stagista nel ruolo dello “schiavo” di tutti, un regista molto capace ma che esegue esclusivamente quello che gli chiede la produzione lavorando ampliamente sotto le sue capacità (citando la sua famosa frase “a cazzo di cane”), esiste il direttore delle luci drogato che sfrutta le eccellenti capacità del “suo” stagista, esiste l’attrice raccomandata, l’attore che si sente divo, l’elettricista che aspetta gli arretrati degli straordinari e la segretaria di produzione svogliata. Insomma, uno spaccato di ruoli e capacità della nostra italia inseriti in un contesto, quello televisivo, in cui l’opinione pubblica si aspetta altro. Due mondi così lontani non sono mai stati così vicini.

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Seguendo le puntate, lo spettatore scopre un piacere misto. Il singolo personaggio ricopre due ruoli, l’attore ed il personaggio interpretato nella soap-opera, la sceneggiatura ed il montaggio permettono di seguire perfettamente i due personaggi e le due storie; lo spettatore quindi può seguire due storie la fiction nella fiction. Quindi  Boris è soap-opera, ma anche sit-com, ma anche hospital (“gli occhi del cuore”, la soap-opera oggetto della produzione di boris è ambientata in un ospedale). Boris è un insieme di generi fortemente orientato alla commedia, capace di sfruttare le esigenze del pubblico su un tema (quello televisivo) pieno di preconcetti e curiosità.

l’ abc della comunicazione

comunicazione di massa

comunicazione

 

L’argomento è molto interessante, oggi sempre di più visto l’impatto della tecnologia nelle comunicazioni e nelle relazioni sociali. Questo è il motivo per cui ho deciso di fare questa piccolissima guida che ha come obiettivo di introdurre dei concetti e definizioni di base (molti dei quali possono sembrare veramente ovvi, ma vi invito a rifletterci su comunque). Questo per permettere una adeguata base di comprensione per le riflessioni successive che possiamo fare insieme.

Prima di tutto, facciamo una distinzione tanto banale quanto doverosa tra comunicazione ed informazione. La comunicazione è un processo più articolato del “semplice dare informazione”, necessita di una relazione tra emittente e ricevente e quindi una bidirezionalità. In pratica, quando ascoltiamo la radio o vediamo la televisione, noi non comunchiamo ma riceviamo semplicemente informazioni. Non abbiamo la possibilità di dare un feedback all’emittente.

 

Nella comunicazione, l’obiettivo non è “dare” l’informazione ma essere sicuri che l’informazione è stata recepita. Bisogna dare non dire. È una differenza molto importante, sposta l’attenzione dalla visione oggettiva dell’informazione alla visione soggettiva che ha il ricevente di essa. Per rendere l’idea basta guardare questo spezzone dei simpson (forse se forse più indicato per il tema dell’ascolto attivo).

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È per questo, che il feedback diventa naturale e necessario in un processo di comunicazione. Altrimenti come potremo capire/percepire che il nostro messaggio è stato acquisito correttamente?

Riassumendo, decisamente un po’ troppo (chiedo scusa ai puristi), possiamo dire che nell’informazione il ricevente ha ricevuto il messaggio, nella comunicazione l’ha ricevuto correttamente e aperto un dialogo.

 

Dopo questa introduzione generica, vediamo alcuni aspetti analitici. In primis, gli elemeni che entrano in gioco:

  • Emittente: chi inizia la comunicazione ed è owner di essa
  • Ricevente: il target della comunicazione
  • Canale di comunicazione: canale trasmissivo usato. Può essere la voce, un email, una lettera, etc…
  • Messaggio: oggetto della comunicazione
  • codifica: sono le regole utilizzate per la decodifica del messaggio, sia dall’emittente al canale che dal canale al ricevente
  • Feedback: messaggio di ritorno dal ricevente all’emittente che permette una verifica dell’esito della comunicazione

 

Facciamo un esempio veloce. Voglio comunicare un concetto ad un mio amico per email. In mente ho chiaro quello che voglio passare, penso a come scriverlo nell’email e premo “invia”. Il mio obiettivo non è mandare un email (inviare informazione), il mio obiettivo è trasmettere un mio concetto dalla mia mente alla mente del mio amico (comunicazione). Come faccio a sapere se il mio amico ha letto l’email (l’email potrebbe essere stata non ricevuta o messa nello spam?), o peggio come faccio ad essere sicuro che il mio amico ha “codificato” correttamente il mio messaggio? L’unica maniera è il feedback.

 

 

Elencati gli elementi in gioco, analizziamo meglio il concetto di canale. Prima abbiamo introdotto il canale solo come mezzo trasmissivo dove viaggiano le informazioni, ma a  volte sullo stesso mezzo ci viaggiano delle informazioni in maniera involontaria. Pensiamo a mentre a parliamo a quanto è importante la postura, il timbro di voce e la nostra espressione; non dicono molto di più questi aspetti che il solo messaggio asetticamente detto?

I canali della comunicazione sono tre:

  • Comunicazione verbale
  • Comunicazione paraverbale
  • Comunicazione non verbale

La comunicazione verbale è quella più ovvia, è il nostro vocabolario linguistico. La comunicazione paraverbale è il corredo di quella verbale; ad esempio, il tono di voce, la velocità, il ritmo, etc. La comunicazione non verbale è quella delle tre più affascinante, infatti quella più difficile da “controllare” in quanto inconscia. Trattasi dei movimenti del nostro corpo, il nostro gesticolare, toccarsi i cappelli etc.

Studi scientifici, ma anche la nostra esperienza, dimostrano quanto le comunicazioni paraverbali e non verbali siamo quelle più importanti nella relazione ed hanno un peso percentuale molto più importante che quello della comunicazione verbale.

 

Vi fidereste di un venditore insistente ma che non vi guarda mai in faccia? È importante governare tutti e tre i canali. Il ricevente deve essere in grado di “giudicare” l’insieme delle 3 comunicazioni, in quanto una sola non è sufficiente a capire correttamente il messaggio.

 

Qui si aprono ramificazioni importanti di studio (ad esempio cito la PNL, comunicazione persuasiva,  ascolto attivo, etc).

 

Un buon comunicatore deve saper gestire tutti i canali.

 

Fin’ora abbiamo visto la comunicazione come processo tra emittente e ricevente, ora vediamo qualche elemento in generale sul concetto di comunicazione.

 

Lo studioso americano {jcomments on}elaborò una teoria della comunicazione fondata su 5 assioni. Di seguito solo elencati.

 

  1. Non si può non comunicare; sempre e ovunque comunichiamo, anche stando in silenzio.
  2. Gli essere umani comunicano sia digitalmente che analogicamente; cioè possono usare una codifica della notizia oppure usare direttamente una “immagine” (priva di codifica) per trasmettere la notizia.
  3. Ogni comunicazione ha due aspetti: uno di contenuto e l’altro di relazione. L’abbiamo viasto prima (comunicazione verbale, para-verbale e non verbale)
  4. La natura di una relazione comunicativa non è assoluta. Niente lo è
  5. tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari. La comunicazione può avvenire da personaggi sullo stesso piano (simmetrici) oppure da un personaggio cha ha una riconosciuta autorità.

Leggi anche gli articoli:

Tutte le notizie in una mappa

Volete avere in un colpo d’occhio tutte le maggiori notizie che “girano” in internet? magari suddivise per area geografica e tipologia (sport, tecnologia, politica)? La risposta è newsmap

 

 

il servizio è molto utile e soprattutto userfriendly. Oltre a dare una visione d’insieme, permette l’approfondimento con la sola selezione della news.

 

Come anticipato è possibile personalizzare le news: in alto si può selezionre l’area geografica, in basso la categorie di notizie. Non c’è bisogno di dire altro.

 

ecco il link personalizzato per Tecnologia e Italia: newsmap

Diagramma di Kano, come valutare un servizio

 

Possiamo sfruttare questa tecnica, messa a punto da Noriaki Kano nel 1979, per valutare la soddisfazione del cliente rispetto al valore di un servizio. Ma come vedremo è utilizzabile in molti scenari differenti. E’ un modello semplice e molto pratico, si costruisce attraverso un diagramma a 4 quadranti.

Sulle ordinate mettiamo il grado di soddisfazione del cliente, nelle ascisse il valore/costo del servizio. Si ottengono così 4 quadranti:

  • Servizi opzionali: basso costo/valore, alta soddisfazione per il cliente
  • Servizi di base: basso costo/valore, bassa soddisfazione  per il cliente
  • Servizi critici: alto costo/valore, alta soddisfazione per il cliente
  • Servizi sprecati: alto costo/valore, bassa soddisfazione per il cliente

 

diagramma di kano

 

Più sinteticamente:il quadrante in basso a destra è da evitare, qui si fanno degli sforzi per “fare” delle cose che il cliente non percepisce. In basso a sinistra, possiamo trovare tutte quelle funzionalità del servizio ormai date per scontato sia dal cliente che da noi che dobbiamo creare il servizio. In alto a destra (servizi critici), sono quei servizi complessi, che richiedono un grande sforzo per la loro realizzazione ma effettivamente portano una grande soddisfazione del cliente. In alto a sinistra, c’è un quadrante spesso non oggetto di attenzione, invece è prorpio qui che mi vorrei focalizzare. In questo quadrante si trovano quei servizi che hanno un costo/valore per la realizzazione basso ma un altissima percezione positiva per il cliente. Non dico di posizionarsi sempre e solo in questo quadrante (sarebbe una strategia miopa) ma l’importante è “conoscere” questo quadrante e “frequentarlo”.

Per avere una visione più precisa, mappiamo sul diagramma 3 curve principali:

  • curva di entusiasmo (curva verde)
  • curva proporzianale (curva nera trattegiata)
  • curva di soglia (curva rossa)

 

 

diagramma di kano

 

In pratica, la curva di soglia (curva rossa) indica quei servizi sul quale non conviene investire. Anche con infiniti sforzi, la soddisfazione del cliente non salirà mai. Da evitare. La curva di entusiasmo (curva verde), invece, ci fa vedere che esistono dei percorsi dove con “minimo” sforzo abbiamo una grande soddisfazione del cliente. Questa è la curva sulla quale dobbiamo atterrare e non scendere più. Troppe volte, infatti, in qualità di “smanettoni” ci buttiamo a capofitto su una sfida tecnologia, ma non ci domandiamo mai….. ma ai nostri clienti interessa??

 wikipedia

 

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