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La nuova comunicazione, tutto online

 

La mappa che vedete probabilmente vi è già nota. Presa dal sito kcd.com, rappresenta una foto delle comunità virtuali nel 2010. Volevo commentare con voi alcuni aspetti, sicuramente ovvi ma è importante, a volte, ragionarci su. Notate il ruolo che riveste facebook su tutti gli altri, subito dopo twitter e skype.

Rapportiamo questa mappa alla sua analoga del 2007:

 

Se cercate bene trovate anche facebook, esattamente sotto myspace. Si evidenzia come sono bastati 3 anni per rivoluzionare le comunità virtuali, alcune sono sparite, altre sono nate ad evidenziare un tasso di crescita mai visto prima.

 


 

 

In realtà, volevo soffermarmi un momento non su questa mappa, ma nel dettaglio in alto a sinistra. il rapporto di internet rispetto al linguaggio principe, la lingua parlata. Sembra assurdo, ma le comunicazione con internet stanno prendendo sempre più piede e comiciano a conquistare una fetta importante dell’insieme di tutte le comunicazioni. Si comunia sempre più online.

 

 

Aggiungo che con l’aumento di smartphone e tablet (il 2011 è l’anno dei tablet con tassi di vendità superiori anche all’Ipone) questa porzione di comunicazioni crescerà sempre di più.

Per noi che lavoriamo in questo ambito dobbiamo tener presente questo fenomeno in quanto inciderà sulle richieste degli utenti di domani, ma come utenti ci dobbiamo chiedere.. ci piace? mah!!!

Dove andremo a finire? è semplice, basta guardare hollywood! Avete mai visto il film Wall-E?

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per darvi qualche spunto in più, meno visionario e più tecnico, di seguito trovate l’analisi pubblicata su inspiredm.com che evidenzia l’evoluzione della tecnologia nella comunicazione. L’ultimo step è Google Voice, solo in quanto l’articolo analizzava l’azienda BigG, ma a parte il “marchio”… questo è il prossimo step (anzi per gli altri è già il presente).

 

fonte:usiamo.ilcannocchiale.it

 

 

studiamo l’evoluzione della lingua con Google

Come evolve il linguaggio.

Google, oltre a conoscere praticamente ogni pagina di internet, con il suo nuovo servizio Google Books conosce (in teoria) anche tutte le pagine scritte di tutti i libri (qui mi sono un po’ allargato). Il concetto è che google conosce potenzialmente la lingua scritta meglio di chiunque altro. Quindi applicando un SW, tipo di Business Intelligence, è in grado di ricostruire i cambiamenti che una lingua scritta subisce nel tempo.

è un servizio veramente molto interessante per tutti gli appasionati di idiomi e della loro evoluzione. Uno strumento utile, con validità statistica, per la costruzione di altri studi e analisi.

 

Google utilizza i suoi 5,2 milioni di libri digitalizzati o meglio l’insieme di oltre 500 miliardi verificando l’incidenza di una parola nel passare degli anni. La finestra temporale va dal 1800 al 2008 permettendo interessanti analisi su come alcune parole hanno sono state influenzate dagli eventi nel tempo.

 

vediamo alcuni esempi. Notate come durante la seconda querra mondiale è cominciata ad apparire la parola “bomba atomica”, prima di allora inutilizzata nella stampa. Oppure l’andamento delle parole “guerra” e “pace” sempre durante le guerre mondiali.

 

 

Un altro tipico uso è quello delle variazioni delle parole nel tempo. A titolo di esempio, confrontiamo la parola “centre” con “center” (sia in British Eglish che in American English). Ecco il risultato:

Negli Stati uniti:

 

In Inghilterra:

 

comunque andate su Ngrams Google e divertitevi.

Come fare delle Presentazioni efficaci

 

In internet esistono tantissimi post e slide che danno dei consigli su come fare delle presentazioni. Chi consiglia di utilizzare storie ed analogie, chi fa un trattato su quali colori e sfondi usare, se mettere o non mettere video. Tutte cose verissime, ma è troppo utopico pensare che si possa realizzare un vademecum ideale per tutte le presentazioni.

Come prima cosa, è importante capire e definire quale è il nostro obiettivo. Vogliamo creare stupore e sorpresa con la nostra soluzione? dobbiamo solo rafforzare un idea già positiva ed argomentarla? è la prima presentazione che facciamo? cosa vogliamo che l’interlocutore pensi di noi a fine presentazione? che siamo dei visionari o che abbiamo i piedi per terra?

Insomma, come prima cosa quale è il fine ultimo e quale è l’idea che vogliamo arrivi agli interlocutori. Fatto questo, il resto sono solo dei “trucchetti”. Tra le tante presentazioni che ho visto, tra loro molto ripetitive, vi segnalo queste due.

 

La prima è quella, secondo me, più completa e che da una visione d’insieme. La seconda, a mio avviso, è geniale e mette in pratica lei stessa quello che vuole trasmettere. Bastano un paio di slide ed il messaggio rimane vincolato nella nostra mente. Oltre ad essere un ottimo materiale di studio è ancora di più un eccelente esempio.

Kaiji, una partita a carte o un triller psicologico?

kaiji

Ho seguito con attenzione questo anime Kaiji (26 puntate di circa 15 minuti l’una) in quanto si leggono recensioni discordanti  chi lo ama e chi no. Comincio con dire che la grafica personalmente non piace, tratti troppo forti, delineati e visi troppo geometrichi… ma è una questione di gusti.La storia è moderna per un anime, un ragazzo giovane ha difficoltà economiche nella società odierna e cade quindi in tentazione nel cercare di trovare un modo per fare soldi. Sarà questa una ossessione, il nostro personaggio farà di tutto per arricchirsi, una ricerca spasmodica!!

Riesce così a partecipare ad un “gioco” organizzato da dei uomini ricchissimi. Questo circolo di uomini, stanchi della loro ricchezza organizzano una serie di giochi: l’ultimo che rimarrà diventerà ricco.Niente di particolare, se non che i giochi sono pericolosissimi e molti concorrenti perdono la vita. La costruzione dell’anime è fondato su questi giochi, uno dietro l’altro. Costituiscono la traccia sulla quale esce fuori, piano piano, la personalità del protagonista: tenacia, pragmatismo ed intelligenza sociale.

Una cosa che mi ha veramente colpito è stata la sfida finale, una banale partita a carte, anche se la posta in gioco è molto alta (non vi voglio svelare altro). Il gioco, carta I, è banale ma la mimica che sviluppa ci tiene con il fiato sospeso fino alla fine. La partita inizia alla puntata 13 per finire alla 26, quindi metà storia è concentrata su questa partita. Il gioco di carte è semplice, esistono tre tipologie di carte: l’imperatore, il cittadino e lo schiavo. L’imperatore vince sul cittadino, il cittadino sullo schiavo e lo schiavo sull’imperatore.

In Kaiji, la costruzione della partita è curata nei minimi dettagli, sembra quasi un duello psicologico. Ognuno scruta l’avversario, cerca di prevedere le mosse e fa la sua scelta. Gli autori sono riusciti a far diventare una partita a carte un momento di tensione, dinamicità ed adrenalina veramente importante.  Ogni mossa, è studiata e la fotografia con la musica creano una grande attenzione.

Da vedere tutto di un fiato! Trovate su megaupload tutte le puntate in videostreaming (in giapponese con i sottotitoli in italiano)

 wikipedia: kaiji

 

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2010: le migliori aziende

 

Il sole 24 ore ha pubblicato i risultati dell’indagine “great Place to Work ®” per il 2010, di seguito potete trovare i risultati riassunti da me. Per i dettagli segui la fonte:Great Place to Work.

 

Aziende Italia1           Elica

2           Cisco Systems Italy

3           Microsoft Italia

4           W.L. GORE & Associati

5           Nissan Italia

6           Mars Italia

7           Novo Nordisk Farmaceutici

8           Tetra Pak

9           PepsiCo Italia

10         Medtronic Italia

11         ConTe.it

12         FedEx Express

13         National Instruments Italy

14         Unieuro

15         RE/MAX Italia

16         HILTI ITALIA

17         Gruppo Quintiles

18         Shire Italia

19         S.C. Johnson Italy

20         Kraft Foods

21         Unilever Italia

22         Best Western Italia

23         AstraZeneca

24         Eli Lilly Italia

25         Merck Serono

26         Leroy Merlin Italia

27         SAS

28         Zeta Service

29         Novartis Farma

30         McDonald’s Italia

31         JT International Italia

32         Kellogg Italia

33         sanofi-aventis Stabilimento di Scoppito (AQ)

34         Corio

35         everis Itali

Aziende America1           SAS

2           Edward Jones

3           Wegmans Food Markets

4           Google

5           Nugget Market

6           DreamWorks Animation SKG

7           NetApp

8           Boston Consulting Group

9           Qualcomm

10         Camden Property Trust

11         Robert W. Baird

12         Bingham McCutchen

13         W. L. Gore

14         Recreational Equipment

15         Zappos.com

16         Cisco

17         The Methodist Hospital System

18         Whole Foods Market

19         Genentech

20         Devon Energyo

il linguaggio di Shakespeare, un nuovo linguaggio

 

shakespeare

William Shakespeare (1564 – 1616), è stato, senza dubbio, il più importante scrittore e drammaturgo inglese nella storia. Ancora oggi al centro di importanti studi e ritenuto un personaggio moderno e sempre contemporaneo. Della sua vita privata non si hanno molti dettagli, tanto da poter mettere in dubbio (in passato) anche la firma di alcune delle sue opere.

 

 

Il teatro inglese in quegli anni, parliamo di fini 1500 ed inizi 1600, era in pieno fermento e si contavano tre filoni principali delle opere teatrali: le tragedie, le commedie e le opere ispirate alla cronaca. È qui, in questo contesto, nel passaggio tra “medioevo” e “rinascimento”, fortemente influenzato dal pensiero dell’umanesimo troviamo le opere di Shakespeare: opere teatrali (drammi storici, commedie e tragedie) e opere poetiche e letterarie. I lavori di Shakespeare hanno avuto una forte influenza sul teatro e sulla letteratura successiva. Il linguaggio di Shakespeare: il suo modo di far parlare gli attori (sia nel linguaggio utilizzato sia per i contenuti retrospettivi), il suo modo di usare lo spazio scenico, il suo mettere al centro del racconto il personaggio con le sue paure e sentimenti rispetto alla storia rendono queste opere moderne e nuove sia all’ora che oggi.

 

 

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Shakespeare faceva del teatro un’arte “utile” portando sulla scena la vita contemporanea senza però circoscrivere nei dettagli la realtà in quanto troppo ampia e superiore per essere descritta, ma concentrando il lavoro sul “messaggio” che rimane agli spettatori a fine opera. La storia (intesa come cronaca degli eventi), a volte, passa da essere oggetto principale dell’opera a solo un “pretesto” per raccontare le vicissitudini e le personalità dei personaggi. I ruoli della trama e dei personaggi si mescolano, le storie si intrecciano pesantemente non con il ruolo del personaggio ma con la retrospettiva del personaggio. Shakespeare utilizza molti monologhi non solo per raccontare degli eventi (tecnica molto usata) ma per far conoscere allo spettatore la mente del personaggio, i suoi principi, le sue paure. Inserisce così, nelle sue opere, un aspetto di racconto anche psicologico dei personaggi. Basti pensare ad Amleto, principe di Danimarca che nei suoi monologhi (ad inizio opera) attribuisce lodi all’uomo come essere meraviglioso e superiore, ma allo stesso tempo lo descrive come una forma capace di atti vili e quindi non ammirata da lui.


Il personaggio di Amleto era indignato dalla società in cui, tutto insieme, si trova a vivere. Lo zio che uccide il fratello per il trono, la madre che troppo presto si risposa con il cognato, il tradimento dei suoi amici. Shakespeare costruisce questo personaggio con una grande rivalsa verso questa società, con la voglia di vendetta ma anche con la paura ed i dubbi di un uomo nel farla. L’essere o non essere, la certezza o l’incertezza, ben di più rispetto al racconto di una storia. Si può vedere la ricerca della giustizia che comunque alla fine dell’opera riallinea, tragicamente, quello che l’uomo vile era riuscito a fare. Shakespeare non racconta una storia, rappresenta una prospettiva in cui l’uomo analizza se stesso, ragiona e soffre. Si interroga su realtà più ampie, come il giusto e sulla propria natura. Concetti questi che si possono ritrovare anche nelle altre opere, a titolo di esempio citiamo un’altra tra le opere più conosciute: “Romeo e Giulietta”, dove gli stessi concetti (sdegno della società e senso di giustizia) vengono maggiormente focalizzati sul senso puro dell’amore. Altra conferma sull’importanza e ruolo del teatro per Shakespeare ci è indicata proprio da lui stesso all’interno di Amleto. Attraverso una rappresentazione teatrale (la famosa “trappola per topi”, una rappresentazione teatrale all’interno di un’opera teatrale), Amleto riesce ad avere conferma delle parole dello spettro del padre: suo zio assassinò il padre re per impadronirsi del trono. Scena chiave di tutta la storia. Ma leggendo le sue opere, si possono trovare conferme ovunque (“tutto il mondo è teatro, e tutti gli uomini e le donne semplicemente attori, hanno le loro uscite e le loro entrate, e una persona, nella sua vita, rappresenta molte parti” da “come vi piace”).

Globe TheatreShakespeare è stato innovativo anche per quanto riguarda la capacità di riscrivere il ruolo e le metodologie per la costruzione della scenografia. Creare illusione e allusioni, utilizzando oggetti in scena e non in scena. Famose, infatti, le sue rappresentazioni nel Globe Theatre in cui lo spettatore si mescolava all’attore e la scena diventava (non rappresentava) prima un posto, poi un altro ed un altro ancora senza alcuna modifica, così come un solo uomo poteva rappresentare un intero esercito. Shakespeare riesce a far arrivare lo spettatore dove neanche la più bella scenografia lo può portare solo attraverso il suo linguaggio. Mette in scena opere concentrate su temi a lui contemporanei ma raccontate con un linguaggio nuovo, attraverso un gioco di parole raffinato, con la ricerca di ossimori e figure retoriche (influenza dell’eufuismo), utilizzato per rappresentare il contrasto che vivono i personaggi nelle sue scene.

Possiamo riassumere quindi che Shakespeare utilizza un nuovo linguaggio verso gli spettatori, moderno ma nello stesso tempo contemporaneo.

Abbiamo visto quindi come testi, scenografia, retrospettiva dei personaggi, intrecci storici, tutti nuovi elementi che Shakespeare ha saputo utilizzare costruendo un nuovo linguaggio per il pubblico: il linguaggio di Shakespeare.

 

wikipedia

 

Death Note, che sceneggiatura!

death note

 

Senza ombra di dubbio DEATH NOTE mi ha catturato e portato in un vortice di colpi di scena, intrecci di storie, ribaltamento dei ruoli, romanticismo, splatter, intelligenza e comunicazione; insomma mi sono visto tutte le 37 puntate in una settimana.

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Ma andiamo con ordine.

Death note è un fumetto, dovrei dire un manga giapponese, scritto da Tsugumi Ohba e disegnato da Takeshi Obata ambientato nei nostri giorni. Parla di uno studente che trova per caso un quaderno, il “death note” caduto da un mondo parallelo quello degli Shinigami. Questo quaderno ha una peculiarità particolare. Basta scrivere il nome di una persona e questa morirà! Si può aggiungere anche l’ora e la descrizione della morte (ma non voglio dare troppo elementi, vi consiglio di vederlo/leggerlo).

 

Il protagonista, Light Yagami, decide di tenere il quaderno e di usarlo per uccidere tutte le persone malvagie. Si immedesima molto nella parte fino a sentirsi un supereroe e voler dominare il mondo. Ma la strada non è semplice. La polizia giapponese crea una squadra speciale per fermarlo (capitanata dal padre del ragazzo). Questo è l’inizio….. ma ben presto entrano nuovi personaggi, lo stile cambia e ti tiene sempre in tensione. Spettacolare i cambi scena ed i cambi di ruolo, in alcuni momenti sarebbe utile prendere anche qualche appunto. Da metà in poi, la storia cambia marcia: i colpi di scena aumentano di frequenza, personaggi chiave escono dalla scena e ne entrano altri fino ad arrivare alla conclusione di quello ritengo essere un capolavoro nel suo genere.

 

Di seguito un estratto di una delle scene più belle. Il video è in giapponese sottotitolato in inglese, ma su youtube si trovano tutte le puntate in italiano.

 

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Sono stati tratti anche due film, girati in giappone, ma non vi consiglio di vederli. sono troppo lenti e girati maluccio. Il fumetto invece mantiene intatta l’armonia ed il messaggio dell’anime.

Se vi piace questo anime vi consiglio di dare un’occhiata anche a Kaiji, altre grande anime giapponese.

 

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Il Cinema su Facebook (Film on Demand)

facebook news feed timeline

 

Facebook

 

Se la vediamo semplicemente come la possibilità di vedere un film ondemand su internet non è una grande novità, anzi. Ma qui ci sono un paio di novità da osservare con attenzione.

  • il sito non è un sito di “nicchia” ma Facebook (500 milioni di persone)
  • dietro c’è la Warner Bros
  • la forma di pagamento sono i crediti di facebook (la moneta del social network)

se facciamo 1+1+1 ci possiamo rendere conto di quanto, potenzialmente, questa nuova forma di vedere i film può prendere piede. Per il momento, il servizio è disponibile solo negli Stati Uniti (già abituati ad una realtà di film/tv on demand via streaming, basta pensare a HULU link) ma è solo questione di tempo.

Così, nasce la pagina di “Batman: The dark Knight”, che con la sua application permette di acquistare il film e vederlo direttamente da FB. Quindi, anche la Warner comincia ad usare a proprio vantaggio la “capillarità networkiana” di facebook.  Il costo? 30 crediti (circa $3) a fillm.

questo servizio (in realtà ce ne sono diversi esempi) può essere un apripista; Facebook offre una vetrina ed una facilità di comunicazione capillare mai vista prima ed allo stesso tempo una piattaforma flessibile per mettere su la propria applicazione.

 

link su facebook

 

500 milioni di utenti su facebook? ma chi sono e dove sono?

 

Un utilissimo link e grafia sullo spaccato degli utenti di facebook

 

20 Things I Learned About Browsers and the Web… Il libro

Sono passati 20 anni dal diffondersi di internet nel mondo, tra i 10 e 15 se consideriamo una diffusione di massima, ed era ora che arrivasse qualcuno a scrivere un libro semplice per i ragazzi che descrivesse il famoso abc.Come sempre, anche questa volta Google arriva per prima. Google scrive un libro (ovviamente interattivo e HTML 5.0): “20 Things I Learned About Browsers and the Web”.

 

 

le illustrazioni sono semplice ed usa altrettanto semplici metafore, ideale per bambini anche se credo che più utile il messaggio che manda (diffusione di internet a tutti) che la vera utilita pratica dei soi contenuti.

vai al link

Fake e bufale sui social: vediamo la rete del M5S

Ha superato la fase di fastidio e sta diventando un vero e proprio problema di contenuto dei social media, parliamo dei "fake" e delle...